Il sogno degli studenti cinesi? «Studiare moda a Milano»
Caccia allo studente cinese. Per rafforzare i rapporti con l'estremo Oriente, per creare nuovi canali di comunicazione, per importare cervelli, non solo farli fuggire. Si chiama internazionalizzazione la sfida raccolta da quindici atenei e istituti accademici italiani, la maggior parte milanesi. Pronti a intercettare nuove matricole da portare in Italia (combattendo la concorrenza di americani e anglosassoni) sfruttando i loro punti di forza: la moda (venerata dagli adolescenti della Repubblica popolare), il design, l'economia, l'ingegneria, la storia dell'arte.
Caccia allo studente cinese. Per rafforzare i rapporti con l'estremo Oriente, per creare nuovi canali di comunicazione, per importare cervelli, non solo farli fuggire. Si chiama internazionalizzazione la sfida raccolta da quindici atenei e istituti accademici italiani, la maggior parte milanesi. Pronti a intercettare nuove matricole da portare in Italia (combattendo la concorrenza di americani e anglosassoni) sfruttando i loro punti di forza: la moda (venerata dagli adolescenti della Repubblica popolare), il design, l'economia, l'ingegneria, la storia dell'arte.
Anche nell'area italiana, coordinata da Uni-Italia (l'associazione presieduta da Cesare Romiti che promuove - grazie alla Fondazione Italia Cina e al contributo della Fondazione Cariplo - le strutture accademiche italiane in Cina), i giovani erano oltre un migliaio. Negli stand della Bocconi, della Statale, della Bicocca, dell'istituto Marangoni, dello Ied (questi ultimi gettonatissimi). Jesse Lee, 21 anni, viene dal Nord di Shanghai e vorrebbe fare un'esperienza al Politecnico. La spiegazione: «Milano è di moda, ci vogliono andare tutti». Liu, invece, sogna di fare la stilista: «Quale posto migliore della capitale del fashion?».
Hai capito? invece di trattenere i nostri cervelli, proviamo a importarne qualcuno dalla Cina. Salvo poi, tra qualche anno, invocare un nuovo pericolo cinese.